Lamenti

Ci sentiamo ai margini e ci lamentiamo. Questo povero Ticino vituperato. Ci si puliscono tutti le scarpe sul nostro zerbino. Saremmo anche disposti a metter su un ministro che difende a oltranza le casse malati, che ci hanno depredati per decenni, basta che sia ticinese. Etnia anche a scapito di intelligenza e soprattutto onestà. Una cosa che suscita sinistre riminiscenze.

Vediamo ovunque sgarbi nei nostri confronti. Apriti cielo! E il cielo si è aperto su Lugano sabato scorso, rendendo impossibile il prosieguo di una partita. Quella che il FCL stava disputando con il San Gallo. E stava vincendo. La palla non rimbalza più e, da regolamento, partita sospesa e chiusa anzitempo. Alla fine del primo tempo. Particolare non sorvolato dai professionisti del lamento, il Lugano stava vincendo con un gol messo a segno nel pieno della tempesta, quando già il calcio stava venendo meno.

Bisogna rifare la partita. Ma dall’inizio. “Ma come, ma se vincevamo. Ma cos’è questa ingiustizia?”.

È il regolamento. Che, si sa, se sta dalla tua va bene, se ti vien contro bisogna cambiarlo. Il Lugano ha subito inoltrato un ricorso, un lamento, la reazione a un ipotetico sgarbo. Nel segno della giustizia lo avrebbe sicuramente fatto anche se fosse stato in vantaggio il San Gallo.

La realtà è che non si sa più accettare niente.

Il calcio è una disciplina che deve il successo che ha a delle regole semplici. Lo stanno rovinando cambiandole una ad una e mettendoci in mezzo la tecnologia. Quella tecnologia che sta togliendo la poesia al calcio. Che annulla in partenza leggende come la Mano de dios di Maradona a Mexico 86. Se non si accetta che un nubifragio determini il rifacimento di una partita come da regolamento, si finirà per spingere verso i campi sintetici e senza arbitri con il televoto che deciderà su un offside.