Beniamino in cerca di sé

Lo staff dell’Ambrì Piotta ha dunque deciso di optare per la soluzione Benjamin Conz, nel ruolo di portiere, e di rinnovare la fiducia a Cory Emmerton, nel pacchetto stranieri. Sono evidentemente soluzioni di emergenza, nel senso che, probabilmente, il mercato dei portieri era così chiuso che ci si è finiti per orientare sul giurassiano. Nonostante i costi che, pur se ridotti rispetto alle cifre del Gottéron, sono certo onerosi. Che Cory Emmerton non fosse una prima scelta lo dimostra il fatto che, nonostante il giocatore fosse fortemente interessato a rimanere (Hcap dixit), non gli è stato rinnovato il contratto con maggiore celerità. E, d’altro canto, altrettanto probabilmente, Emmerton non aveva grandi opzioni oltre a quella leventinese.

Ad Ambrì si lavora con pochi soldi e dunque ci si deve muovere con cautela. Conz non è un fulmine di guerra. Portiere dal grande potenziale, non ha saputo sfondare da nessuna parte e da professionista ha centrato una solo due stagioni di eccellenza, tra il 2012 e il 2014, quando il Friborgo era ai vertici. Altrimenti, molti alti e bassi. Più bassi che altro. E lo dimostra anche il fatto che non ha saputo guadagnarsi la fiducia a lungo in nessun club. La sua pare un po’ la storia di David Aebischer, altro portiere dal grande potenziale, che ha vissuto una carriera al di sopra dei suoi meriti, grazie a una bella stagione in gioventù, senza peraltro diventare mai il vero numero uno in nessuna squadra.

Conz ha solo da guadagnarci attraverso l’opportunità offertagli dall’Ambrì Piotta, che da parte sua ha parecchio da perdere se il ventiseienne paffutello non troverà infine l’equilibrio tra il talento, da una parte, e l’impegno e il rendimento costanti, dall’altra.

Non rimane che lasciarsi sorprendere.

Se scappano anche i kazaki…

Come pubblicato oggi da laRegione, il progetto di Accademia sportiva a Quinto è stato congelato in attesa di decisioni in merito alla costruzione della nuova pista di hockey dell’Ambrì Piotta e dei lavori di potenziamento della centrale elettrica del Ritom.

È un segnale importante soprattutto per i progetti dell’HCAP, che dipendono non poco dalla creazione della suddetta Accademia. In effetti, solamente quella scuola per ricchi permetterebbe con le sue quote di affitto di mantenere una pista del genere, della quale non è ancora peraltro stato completato il finanziamento.

Gli imprenditori kazaki ormai da mesi stanno pensando a una soluzione alternativa in Ticino e questa a quanto pare avrà poco a che vedere con il ghiaccio e anche poco a che vedere con la Leventina. Sembra infatti che da qualche mese si stia lavorando a un progetto che concerne vari sport olimpici (come detto non necessariamente ghiacciati) e che dovrebbe essere concretizzato nel Luganese, in particolare nella bassa Valle del Vedeggio.

Probabilmente, del Sanatorio di Piotta qualcosa faranno gli investitori dell’Est, ma non in tempi brevi e cioè utili all’Ambrì Piotta.

Sono ipotesi che rendono sempre più probabile (se non altro sostenibile) la realizzazione della nuova pista all’imbocco della Valle Riviera.

La dietrologia di mamma tv

Quando l’altra sera il FC Lugano ha raggiunto la sicurezza di qualificarsi direttamente per la fase a gironi di Europa League, la gioia è esplosa allo stadio di Cornaredo, fra tutti i sostenitori dei bianconeri e anche fra i giornalisti della nostra tv di stato. Che, non andrebbe mai dimenticato, è un canale nazionale e non cantonale o sottocenerino.

Non è tanto per il manifestare la soddisfazione senza freni che ha disturbato un po’ nella tarda serata di venerdì, ma piuttosto la gestione della situazione durante lo svolgersi dell’ultima giornata di campionato.

Il Lugano, alla fine, ben dopo la fine del proprio impegno, ha raggiunto l’obiettivo del terzo posto. E lo ha ottenuto grazie al gol di Andersen, che ha permesso al Grasshoppers di pareggiare nei minuti di recupero a Sion. Impedendo di fatto i vallesani di raggiungere al terzo posto il Lugano e superarlo grazie alla migliore differenza reti, una fra le tre positive dell’intera Super League, con quelle di Basilea e YB.

Prima che Andersen riuscisse nell’intento, cronisti, bordocampisti e commentatori vari della Rsi si sono lasciati andare a considerazioni che definire provinciali è persino un complimento. Tutto perché l’arbitro di Sion-Grasshoppers si è sentito male e la partita è risultata ritardata di un quarto d’ora per la sostituzione del direttore di gara. Apriti cielo, come dicono i cattolici, maestri nell’insinuare sensi di colpa nel prossimo e a trovare il diavolo dappertutto. Già, perché quel ritardo – si noti bene, nel contesto di un campionato che ha spalmato le sue trentasei giornate su almeno il quadruplo dei giorni e a tutti gli orari immaginabili – andava a falsare l’esito della stagione. Uno scandalo, hanno tuonato. Ma come, a Sion ritardano la partita, così se il Lugano perde si mettono d’accordo? E giù a dire che è una situazione ridicola, che può succedere solo in Svizzera (da sapersi se il Ticino è da considerare nell’insieme). Insomma, nel più totale abbandono del principio di lealtà che dovrebbe essere uno dei cardini per reggere lo sport tutto. Fra l’altro, si è velocemente sorvolato il fatto che il gol del GC era viziato dal fuorigioco netto di un giocatore che stava tra palla e portiere al momento del tiro di Andersen. Se fosse stato il gol vittoria del Sion chissà quante moviolate…

Togliendo la polvere di superficie, si tratta in fondo dell’incapacità di accettare un verdetto, e soprattutto a priori, se questo non è favorevole. Il famoso non saper perdere.

E con tutta questa dietrologia poi si stupiscono se sui campi degli allievi se la prendono con gli arbitri e costruiscono discorsi moralisti sul senso dello sport. Proprio come i bigotti, predicar bene e razzolare male.

PS: I meriti del Lugano rimangono invariati. L’Europa l’aveva comunque già conquistata sul campo.