La dietrologia di mamma tv

Quando l’altra sera il FC Lugano ha raggiunto la sicurezza di qualificarsi direttamente per la fase a gironi di Europa League, la gioia è esplosa allo stadio di Cornaredo, fra tutti i sostenitori dei bianconeri e anche fra i giornalisti della nostra tv di stato. Che, non andrebbe mai dimenticato, è un canale nazionale e non cantonale o sottocenerino.

Non è tanto per il manifestare la soddisfazione senza freni che ha disturbato un po’ nella tarda serata di venerdì, ma piuttosto la gestione della situazione durante lo svolgersi dell’ultima giornata di campionato.

Il Lugano, alla fine, ben dopo la fine del proprio impegno, ha raggiunto l’obiettivo del terzo posto. E lo ha ottenuto grazie al gol di Andersen, che ha permesso al Grasshoppers di pareggiare nei minuti di recupero a Sion. Impedendo di fatto i vallesani di raggiungere al terzo posto il Lugano e superarlo grazie alla migliore differenza reti, una fra le tre positive dell’intera Super League, con quelle di Basilea e YB.

Prima che Andersen riuscisse nell’intento, cronisti, bordocampisti e commentatori vari della Rsi si sono lasciati andare a considerazioni che definire provinciali è persino un complimento. Tutto perché l’arbitro di Sion-Grasshoppers si è sentito male e la partita è risultata ritardata di un quarto d’ora per la sostituzione del direttore di gara. Apriti cielo, come dicono i cattolici, maestri nell’insinuare sensi di colpa nel prossimo e a trovare il diavolo dappertutto. Già, perché quel ritardo – si noti bene, nel contesto di un campionato che ha spalmato le sue trentasei giornate su almeno il quadruplo dei giorni e a tutti gli orari immaginabili – andava a falsare l’esito della stagione. Uno scandalo, hanno tuonato. Ma come, a Sion ritardano la partita, così se il Lugano perde si mettono d’accordo? E giù a dire che è una situazione ridicola, che può succedere solo in Svizzera (da sapersi se il Ticino è da considerare nell’insieme). Insomma, nel più totale abbandono del principio di lealtà che dovrebbe essere uno dei cardini per reggere lo sport tutto. Fra l’altro, si è velocemente sorvolato il fatto che il gol del GC era viziato dal fuorigioco netto di un giocatore che stava tra palla e portiere al momento del tiro di Andersen. Se fosse stato il gol vittoria del Sion chissà quante moviolate…

Togliendo la polvere di superficie, si tratta in fondo dell’incapacità di accettare un verdetto, e soprattutto a priori, se questo non è favorevole. Il famoso non saper perdere.

E con tutta questa dietrologia poi si stupiscono se sui campi degli allievi se la prendono con gli arbitri e costruiscono discorsi moralisti sul senso dello sport. Proprio come i bigotti, predicar bene e razzolare male.

PS: I meriti del Lugano rimangono invariati. L’Europa l’aveva comunque già conquistata sul campo.

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