Tra sogni e realtà

Sovente, nel mondo dell’hockey e segnatamente in quello ticinese, si tende a enfatizzare e ad esagerare nell’ottimismo al cospetto di una stagione entrante. Persino sulla scìa di una stagione al limite del disastro definitivo, l’esaltazione degli aspetti positivi porta (dirigenti e tifosi soprattutto) a nascondere, al limite dell’insabbiamento che ricaccia verso l’oblìo, le componenti che solo qualche mese (o settimana) prima gettavano gli stessi attori nello sconforto.

Sabato scorso l’Ambrì Piotta ha tenuto la propria assemblea consultiva, tesa più che altro ad appianare qualche divergenza, ridare conforto alla tifoseria e in parte a scaricare le colpe su chi non c’era per potersi difendere. L’attacco di Lombardi a Zanatta è stato un esempio di scaricabarile quasi imbarazzante. Si erano intuiti gli errori nel maggio del 2016 ma non si era intervenuti e la colpa è tutta dell’ex direttore sportivo. Lineare e onesta analisi in contumacia.

Sul piano sportivo è stata scelta una strada assolutamente condivisibile – che andava imboccata già parecchio tempo fa – ma poggiandosi su verità gonfiate. I giocatori prelevati dai Rockets sono stati caricati del ruolo di salvatori della baracca. Hanno certamente contribuito con la loro energìa, ma non hanno fatto altro che sfruttare le mancanze dei giocatori dell’Ambrì, preparati male alla stagione e in seguito caduti in una sorta di depressione. Ma attenzione, i giovani, che meritano certamente le loro occasioni con una frequenza maggiore rispetto al passato, sono emersi soprattutto in due frangenti precisi: le ultime inutili partite del torneo di playout e lo spareggio con il Langenthal. Caratteristica di queste due circostanze la debolezza degli avversari. Nelle ultime tre (inutili) partite di playout con l’Ambrì, Langnau, Kloten e Friborgo hanno schierato squadre rimaneggiate e con un impegno relativamente basso. Il Langenthal mostrò poi nello spareggio di promozione-relegazione tutti i suoi limiti. Nello spareggio salvezza con il Friborgo, invece, l’Ambrì, con tutti i suoi Rockets compresi, non ha avuto scampo.

Dunque, giusto dare opportunità e spazio a chi se lo merita, ma attenzione a non esagerare nelle attese. I giovani hanno bisogno di tempo per crescere e gli avversari di un campionato sono mediamente più forti di quelli affrontati nel finale di stagione dall’Ambrì. Un Ambrì che, se fosse stato meglio preparato sul piano fisico, avrebbe sicuramente evitato parecchi dispiaceri anche nella stagione appena conclusa.

Il secondo capitolo importante dell’Assemblea era la pista nuova. Da quanto è emerso sul piano concreto, la soluzione migliore per l’Hcap sarebbe quella di costruire a Castione. L’affetto spinge per Ambrì, anche a costo di fare un’ennesima colletta popolare per arrivare al capitale necessario. Ma davvero poi, questi tifosi animati da tanta generosità, saranno poi disposti a partecipare ai costi vivi della manutenzione e affrontare un eventuale fallimento della rischiosa operazione? Che poi sia meglio la B che Castione, è una pura boutade. Perché se va in B, l’Ambrì fallisce ancor prima di potersi iscrivere a quel campionato. Ma non è ancora chiaro che l’Hcap finanzia la stagione uscente con la campagna abbonamenti e la raccolta sponsor della stagione entrante? E con la squadra destinata alla B, gli sponsor e gli abbonamenti caleranno di brutto, senza dimenticare che salterebbe il progetto Biasca e l’Ambrì diventerebbe di fatto il farmteam del Lugano. E questa è realtà. Amara, ma realtà.

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