Incredibile Ulicar

Con passo alternato alla Garrincha entravi in redazione per le tue infinite liti con il computer, dal quale di tanto in tanto spariva il tuo lavoro di una mezza giornata. Più che altro finiva in qualche posto strano, come nello spazio riservato al corpo dei caratteri. Ma imperterrito avevi ormai deciso che la macchina per scrivere era roba da vecchi e insistevi per imparare. Sempre e ancora anche dopo gli ottanta. Cercavi aiuto solo alla disperazione, evitavi di chiedere a me sbuffante, rivolgendoti a chi veniva di buon grado per poi ridacchiarti alle spalle.

Non eri un tipo facile, ma sapevi scegliere con intelligenza. La piaggeria ti faceva un po’ schifo nei due sensi di marcia, perciò ti sceglievi con cura gli amici e diffidavi di quelli troppo sorridenti. Nei tempi migliori della Nostra redazione eri fra i rivoluzionari e vedevi certamente più lontano di chi poi ha avuto i gradi del comando, dai caponi ai capetti. Più giornalista nell’anima che pur quotato funzionario delle poste dalla parte della carriera, hai cercato con insistenza il neologismo, intricandoti nei meandri dei vocabolari.

Inutile star qui a piangerci su, che abbiamo fatto un gran ridere. Incredibile Ulicar.

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