Salvezza vitale

Sarà dunque il Langenthal a sfidare l’Ambrì nello spareggio di promozione-relegazione. O sarebbe forse più giusto dire che sarà l’Ambrì a sfidare il Langenthal? Poco importa. C’è in gioco parecchio per la squadra della Leventina, valle con la quale ha ormai in comune solamente la pista dove gioca e si allena.

Perdere questo spareggio comporterebbe il rischio di sparire per l’Hcap. La speranza più grande di salvare il posto è in effetti legata più all’eventuale rinuncia alla promozione da parte dei bernesi, più che alle doti hockeistiche dei biancoblù.

Per dirla tutta, l’Ambrì Piotta sopravvive a sé stesso da almeno un decennio. L’opera di smantellamento di una realtà che rappresentava una certa cultura nel mondo dell’hockey svizzero è iniziata parecchio tempo fa. Sul piano finanziario è ormai consuetudine che la società sostiene economicamente in gran parte la stagione precedente con i soldi ricavati attraverso la campagna abbonamenti per quella successiva. Spesso poi, al termine di ogni stagione, sono interventi straordinari a salvare baracca e burattini. Non si contano negli ultimi anni i ricorsi a varie forme di elemosina, giustificandola con il sostegno a una realtà periferica che valorizza un territorio, attraverso il famoso indotto, e contribuisce alla crescita dell’hockey ticinese e svizzero attraverso la formazione.

Queste sono due realtà ormai irreali. L’indotto è minimo ed è inutile stare ad elencare dove l’Ambrì vada a fare la spesa per i suoi spacci e dove sono andati ad abitare la stragrande maggioranza dei giocatori e rispettive famiglie. Senza dimenticare che con l’arrivo dell’ipotizzata nuova pista sul campo d’aviazione, anche i ristoranti finora sopravvissuti rischieranno di sparire.

La pista bottiana è ormai diventato il coperchio buone per tutte le pentole, ma non è ancora totalmente finanziata, né potrà fare a meno dell’altrettanto ipotizzata accademia kazaka, della quale si sente sempre meno parlare, ma che sarebbe indispensabile per mantenere il nuovo stadio.

Uno stadio che, nel caso in cui arrivassero i talenti ricchi da Russia e dintorni, non sarà certo teatro di allenamenti riservati al settore giovanile dell’Ambrì.

E qui si arriva alla formazione, aspetto peraltro ignorato per troppi anni da una società che si è spesso nascosta dietro lo schermo della formazione. I ragazzi sono stati abbandonati a loro stessi per troppo tempo e si sono persi talenti per strada, si rischia di perderne altri e il livello medio degli allenamenti è scaduto per numero e livello dei giocatori. Un tempo, i giovani venivano da tutta la Svizzera fino ad Ambrì per imparare l’hockey (si pensi ai Du Bois, ai Demuth, ai Burkhalter…), ma anche dall’estero (gli svizzero-canadesi o -americani, i giovani dell’Est). Perché allora c’era una dirigenza con una visione e si investiva sulla formazione. Oggi l’Ambrì fatica a reperire giocatori nelle annate scarse, perché nessuno vuol più venire in quanto il settore giovanile ha perso vieppiù prestigio. In questa stagione i risultati sono stati scarsi in tutte le categorie e la grande scoperta del club leventinese è stata quella, attraverso chi manda avanti il settore, di dar la colpa ai ragazzi stessi. C’è da vergognarsi.

Alcuni, soprattutto in Valle, pensano che scendere in B sarebbe un toccasana, un modo per far spazio ai giovani. E lo pensano soprattutto perché non si identificano più in una squadra che da parte sua non si identifica più col posto dove gioca. Ma la realtà è che se, magari giocheranno più giovani ticinesi, la B finirebbe per decretare la fine dell’Ambrì.

Quindi l’Ambrì ha bisogno vitale di salvare il posto in Lega Nazionale A. Intanto perché non riuscirebbe più a finanziare una squadra di professionisti per mancanza di interesse da parte di sponsor che già scuciono poco. E poi perché ha bisogno di ripartire da una realtà di alto livello per cominciare a fare pulizia al proprio interno e a rilanciare davvero una realtà che abbia a che fare con la storia dell’Ambrì e il prestigio che l’ha accompagnato per decenni. Piantandola di riempirsi solamente la bocca con dei concetti astratti.

L’Ambrì ha pochi mezzi tecnici da vantare. Il discorso da fare ai giocatori sarebbe quello di cercare identità e identificazione per creare i presupposti della salvezza. Altro che allenarsi di nascosto.

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