Fumo negli occhi

La famosa trasparenza con cui tutti si riempiono la bocca nel mondo dello sport professionistico, quando le cose non vanno per il meglio, è una trasparenza di mezze verità. Opaca. Come se ci fosse nebbia tutto intorno. Ma no, si tratta bellamente di fumo soffiato ad arte negli occhi di chi continua a crederci, nonostante.

Così lontani e così vicini, in questi ultimi giorni ci sono due casi che danno da pensare: la nuova pista dell’Ambrì Piotta e la riforma della Fifa. Apparentemente non c’è nesso. Ma c’è. Entrambi i progetti erano (sono) viziati dalle mezze verità che, a furia di dimezzarle, di vero hanno sempre meno, rispetto alla casella di partenza.

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Per lunghi anni, il presidente dell’Hcap ha sentenziato che la sola salvezza per il futuro ad alto livello della società sottostava alla realizzazione di una nuova pista. Come costume, si è partiti con ambizioni al di sopra delle possibilità, cominciando come costume a tirare le borse delle sovvenzioni pubbliche. Si è coinvolto l’architetto che va per la maggiore (e certo non pro bono) e si è sparato lì un progetto mastodontico con doppia pista, palestra, al quale presto è venuto ad affiancarsi un altro volo pindarico concernente la realizzazione di una pista di ghiaccio all’aperto sull’intero sedime del campo d’aviazione di Ambrì. Il tutto sorretto da un altrettanto enorme progetto in mano a miliardari kazaki del gas, pronti a realizzare un’Accademia sportiva all’ex sanatorio di Piotta, che avrebbe garantito un’entrata determinante per il mantenimento della struttura. Ora il progetto si è ridimensionato ai minimi termini, dei kazaki non si sente parlare da un bel po’, ma resta la necessità della pista. La soluzione fattibile e sostenibile economicamente sarebbe quella di spostare l’impianto a Castione. E, malgrado tanti discorsi, lo sanno bene anche i dirigenti dell’Ambrì, che la pista la devono realizzare per forza per rimanere entro i termini per continuare a ottenere in futuro la licenza di Lega Nazionale A. Cosa succede allora? Succede che a finanziarla sono stati chiamati un’altra volta i tifosi dell’Ambrì. Pochi anni dopo che si era detto che non sarebbe più successo, la dirigenza Hcap lancia un’altra colletta popolare che, di fatto, nella storia recente della società è stata l’unica soluzione che è stata in grado di trovare per tenere a galla il bastimento. Si continua di fatto a nascondere l’evidenza che la ragione principale del crescente deficit strutturale del club è proprio il fatto che la prima squadra dell’Ambrì deve allenarsi e giocare nella frazione di Quinto. Costruire una pista nuova ad Ambrì sarebbe insostenibile a medio lungo termine (come si presenterebbe ben difficile organizzarvi eventi di massa che non siano legati all’hockey). Inoltre, se la Valascia ha un suo fascino e un particolare richiamo come impianto in sé per la storia che trasuda, demolirla e poi costruirne una all’areoporto o a Castione non farebbe alcuna differenza. Di storia non ne trasuderebbe più.

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Sul fronte della Fifa, puntuale è arrivata la conferma che la sospensione rumorosa di Sepp Blatter e Michel Platini altro non era che il sacrificio di due capri espiatori per poi continuare a gestire nel torbido. Principali artefici delle inchieste che scoperchiarono la macchina corrotta della più grossa federazione sportiva mondiale, i presidenti della commissione etica, lo svizzero Cornel Borbély e il tedesco Hans-Joachim Eckert, sono di fatto stati sollevati dall’incarico e verranno sostituiti da due nuovi presidenti, Borbély ed Eckert hanno portato alla condanna di 70 persone per corruzione in due anni ma, evidentemente, il nuovo capo del governo planetario del calcio, Gianni Infantino, creatura cara a Blatter e Platini, ha deciso che settanta sono abbastanza ed è tempo di fare piazza pulita degli uomini delle pulizie. La credibilità della Fifa e dell’allegro italo-svizzero di Briga comincia a scricchiolare rumorosamente. Altro che trasparenza, altro che etica. Pare Trump.

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